Lo sai che questo blog ha circa 25 visualizzazioni al giorno?
E dietro una di queste visualizzazioni ci sei proprio tu!
Io non so nulla di te....
Non conosco il tuo nome, la frequenza con cui mi segui, quali domande ti poni e quali risposte cerchi e soprattutto se le trovi e ti soddisfano :-)
Scrivimi! anche solo un commento, un saluto, una critica costruttiva, quel che ti va...
almeno dietro il numero di visualizzazioni che ogni mattina vado ad aggiornare, ci sarà un nome, un volto, un pensiero!
Piacere di conoscerti!
Grazie
Ciao!!! :-)
La bocca nel canto moderno!
La bocca nel canto moderno non deve essere arrotondata,
E dietro una di queste visualizzazioni ci sei proprio tu!
Io non so nulla di te....
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Piacere di conoscerti!
Grazie
Ciao!!! :-)
La bocca nel canto moderno!
La bocca nel canto moderno non deve essere arrotondata,
la lingua non deve stare appoggiata sul pavimento della bocca,
le labbra non devono essere tondeggianti …
questo e’ un retaggio classicheggiante!
La bocca nel canto moderno deve stare atteggiata a sorriso,
i denti in evidenza,
gli zigomi alti,
gli angoli della bocca diretti verso l’esterno e verso l’alto,
la lingua alta.
Le parole non devono mai essere sovrarticolate,
le consonanti mai pronunciate con troppa enfasi,
mai appesantite,
la dizione deve essere quella corretta…
si continua a cantare, quasi biascicando, sulle vocali!!!
La voce in maschera
Il suono nel canto moderno e’ ottenuto con la “voce in maschera”!
Hanno un bel dire i docenti di canto moderno con impostazione classica….
E nella voce in maschera il suono va indirizzato in avanti, con una
lingua alta, quasi fosse una rampa di lancio J, che proietta la voce verso i denti
superiori, verso i molari superiori, verso il punto più alto del palato duro,
verso l'alto, verso il ponte nasale, tra gli occhi, sopra gli incisivi, sulla
cupola del cranio e persino oltre la bocca…
Questa e’ la tecnica della proiezione del suono in maschera, che
permette una vocalità alta, leggera, brillante, penetrante ed immediata, con una maggiore
risonanza e rende la voce maggiormente udibile e flessibile.
Tale tecnica dà l’illusione che il suono sia prodotto distante dalla
gola.
Cio’ che succede in realtà e’ che il suono viene proiettato avanti e in
alto, sul palato duro, venendo dunque amplificato in una specifica zona del
volto.
Se rifletti, il suono generato dalle corde vocali, non e’ nient’altro
che una “pernacchietta”.
Poi iI vortice delle correnti d'aria prodotte si muove grazie alla legge
fisica di propagazione sferica dell’onda e dunque del suono.
Sulla base della direzione che prende l’onda sonora in uscita,
e in relazione alla caverna di
risonanze che l’aria attraversa,
il risultato che si ha e’ il tuo particolare e unico TIMBRO VOCALE.
Il suono in maschera rende chiaro e brillante il tuo timbro vocale.
Mettendo la voce in maschera andiamo a dirigere l’onda sonora verso le
ossa del cranio che diventano la nostra cassa armonica, l'unica che abbiamo,
dato che nella gola non esiste.
Il tessuto di cui sono composte le corde vocali e la zona circostante ad
esse non e’ di natura “risonanziale”.
Tocca a noi proiettare il suono nella cassa armonica piu’ interessante,
con la corretta spinta e tenuta dei muscoli addominali, lombari e dorsali e con
la corretta respirazione.
Dunque, non dimentichiamo che alla base di tutto sta il nostro corpo, la
corretta tecnica respiratoria ed il corretto sostegno dei muscoli.
Hanno un bel contraddire gli insegnanti di canto moderno, con stampo
lirico!
Nelle voci verticalizzate o classicheggianti o liricheggianti, il suono
è arricchito dagli armonici gravi che colorano di scuro la voce, ma la
“zavorrano” nelle note medio-alte rendendola pesante, lontana,
classicheggiante, troppo spesso o troppo filiforme, priva di brillantezza, di
metallo, di squillo… tutti elementi fondamentali, questi ultimi, per costruire
un suono moderno.
Di pari passo con la tecnica della voce in maschera, viaggia il concetto
dello “squillo”, il quale rende la voce ancor più penetrante e metallica,
soprattutto nelle note acute.
Se nel canto moderno il suono e’ in maschera…
Nel canto pop o rock il suono e’ in maschera con squillo!!!
I rischi che comporta l’utilizzo di una voce in maschera!
1) Dal momento che il suono in maschera risulta proiettato in avanti e
in alto, puo’ capitare che la laringe si innalzi troppo e venga anch’essa
rivolta verso l’alto, portandosi dietro i muscoli laringei che si contraggono
anch’essi. Ciò comporta disagio e tensioni nell’emissione del suono!
Ed ecco che ci torna utile, qui sì, la vecchia impostazione
verticalizzata del suono.
Prima di insegnare il suono in maschera (twang), un insegnante di canto
deve insegnare a “far girare correttamente la voce”, a liberare il collo da
tensioni aggiunte (risata laringea), e a pensare al suono che si crea “dietro”,
sul palato molle che risulta rilassato.
Una volta acquisito perfettamente questo tipo di impostazione vocale
(belcanto? ebbene sì), con laringe e mandibola slegate e rilassate, solo allora si può cominciare a parlare di
twang.
A questo punto e’ necessario vigilare sul corretto comportamento della
zona laringea, mano a mano che tentiamo di far risalire il suono sul palato duro!
E’ come se il volto si dividesse in due zone, slegate tra loro.
La zona mandibolare e la zona mascellare, le quali non devono essere
interdipendenti tra loro, ma libere di agire in antagonismo, una sorride e l’altra
si rilassa e cade verso il basso.
2) Un altro rischio dell’utilizzo del suono in maschera può essere
l’esasperazione del suono nasale, ovvero l’esagerata proiezione del suono in
maschera, con lingua troppo elevata sul palato duro e suono troppo nasalizzato!
In questo caso e’ necessario ascoltarsi, esercitarsi alleggerendo la
compressione dell’aria verso la zona nasale.
L’equilibrio
perfetto del canto e’ l’integrazione tra la “punta” e la “maschera”, tra la “profondità”
e la “flessibilità”, tra voce “chiara e brillante” e la “voce “scura”, tra il “suono
orizzontale” e il “suono verticale”.
L’equilibrio, l’integrazione tra le due tecniche e la scelta
consapevole risultano essere sempre la
strada migliore da intraprendere.
Se si possiede una solida tecnica vocale, la scelta sarà
secondaria alle caratteristiche del repertorio da cantare (neomelodico, pop,
rap, classico, rock).
Occorre bilanciare la tecnica e attuare delle scelte
intelligenti in modo da rendere al meglio il brano, senza ergere palizzate nei
confronti di una o dell’altra tecnica.
Verticalizzeremo un pezzo neomelodico, metteremo in maschera
un pezzo pop!
E’
necessario bilanciare, e’ indispensabile NON GRIDARE.
Io
credo che rendere assoluta una posizione nel canto, creando antipatiche
correnti di pensiero, significhi implicitamente commettere un errore.
Le diverse
tecniche di canto vanno conosciute, misurate, alleggerite dalle estremizzazioni
ed utilizzate nei principi corretti di cui sono sicuramente in parte portatrici.
La
tecnica di proiezione in maschera del suono (suono orizzontale) può essere mal interpretata
emettendo fastidiose nasalizzazioni o suoni troppo aperti e infantili.
La
tecnica del belcanto (suono verticalizzato) può essere estremizzate con una
eccessiva profondità vocale ed uno scurimento del suono, arrettramento del
suono stesso sul palato molle ed eccessivo abbassamento laringeo.
In
medio stat virtus!!!!
Alessandra
;-)
Non cantare il nulla…. parlami di
te!!!
Nella musica, la parola che stai
cantando risulta vuota, spenta, arida, insignificante se dentro non ci metti la
tua vita!!
Devi essere SEMPRE
presente in ogni parola che pronunci;
lì, dentro quel suono, mettici il tuo universo interiore, la tua
irrequietezza, i tuoi tormenti.
Nell’apparente
banalità delle parole “sole, cuore , amore” si nasconde il pensiero dell’uomo
che le ha scritte e le sue emozioni sono tutt’altro che superficiali e banali;
Ricorda: non
c’e’ banalità nei sentimenti neppure in quelli espressi con parole abusate.
Sta a te
rendere originale e introspettiva l’interpretazione di una canzone.
Fai in modo
che quella canzone d’amore ti rappresenti!
Quando ti
approcci ad interpretare un brano e’ il tuo mondo che deve emergere…
la
spettacolarizazione e’ richiesta ai tuoi sentimenti,
porta in
scena te stesso e non il mondo che l’autore ha voluto rappresentare!
Reinterpretra
a modo tuo quella poesia e le conferirai un significato nuovo e nessuno oserà
paragonarti a nessuno…
Arrivare al
pubblico significa parlargli di te, mettersi a nudo, rendersi vulnerabile.
Non e’ piu’
l’intonazione che conta! e quando il
pubblico scopre di ascoltare un’ anima, ne
rimane catturato!
Mi dispiace
ma e’ vero anche il contrario… se non mostri la tua anima e ti nascondi dietro
parole vuote… allora sì che dovrai dimostrare eccelse doti canore.
Beinasco, 11 gennaio 2016
Io credo che la "naturale" tendenza dei cantanti a spingere la voce in avanti, a strizzare la gola, a chiudere i muscoli laringei.... dipenda dal fatto che la voce per uscire deve percorrere un percorso in salita e in avanti...
Paradossalmente, se le labbra fossero poste dove e' situata la nuca... il problema non sussisterebbe!!! ;-))))
Beinasco, 27 luglio 2015
“Non è vero che i cantanti virtuosi diventano insegnanti migliori”!
TEOREMA OPINABILE
TEOREMA OPINABILE
Alcuni allievi sono arrivati a me dopo aver seguito
lezioni di canto in rinomate scuole… e con rinomati cantanti professionisti,
dai nomi noti e dalle capacità canore innate e illimitate.
La prima domanda che mi sono posta è stata questa:
perché lasciare un corso tenuto da un cantante professionista, virtuoso e
talentuoso?
La seconda domanda che mi sono posta è stata
questa: perché un cantante professionista virtuoso e talentuoso ha così mal impostato questa allieva?
Allora sono arrivata ad una conclusione…
assolutamente opinabile e confutabile…
L’insegnante di canto che è stato un cantante dal
talento innato, virtuoso dalla nascita, un prodigio della musica, un
intellettualoide … ma che non è proprio un amante dello studio e della ricerca,
uno sperimentatore, uno "scienziato" della voce, un curioso di tutti gli aspetti della tecnica vocale, un conoscitore
della “fisiologia e anatomia” del tratto vocale… potrebbe non saper spiegare i
meccanismi vocali da attuare per arrivare ai suoi livelli…
Diversamente
Un’insegnante di canto cresciuta gradualmente,
inciampando sui propri errori, che si è misurata con una irrefrenabile voglia di
sapere e conoscere, migliorata grazie solo a se stessa e alla sua personale e passionale ricerca e sperimentazione vocale…
può capire perfettamente i limiti, gli errori, i vizi dei propri allievi… e può
trovare la strada o le strade giuste per correggere gli errori e superare le
barriere.
E questo “teorema opinabile” a cui sono giunta lo
vorrei GRIDARE, perché per anni sono stata molto intimorita dal fatto di
insegnare canto moderno pur non essendo mai stata una “cantante
professionista”, e sono stata molto
scoraggiata da ex cantanti professionisti ed ora insegnanti, convinti
dell’esatto contrario!!!
Eppure i continui miglioramenti dei miei allievi, i
risultati ottenuti negli anni mi hanno dimostrato il contrario.
I miei allievi riescono a non gridare più, a cantare in maniera distesa e rilassata, sanno come appoggiare e come sostenere i bassi e gli alti, aprire la gola, ma soprattutto i miei allievi hanno la CONSAPEVOLEZZA di quel che fanno, perché ogni meccanismo vocale gli viene spiegato, motivato, giustificato con esempi chiari e immediati.
I miei allievi riescono a non gridare più, a cantare in maniera distesa e rilassata, sanno come appoggiare e come sostenere i bassi e gli alti, aprire la gola, ma soprattutto i miei allievi hanno la CONSAPEVOLEZZA di quel che fanno, perché ogni meccanismo vocale gli viene spiegato, motivato, giustificato con esempi chiari e immediati.
Per insegnare non è necessario essere stati cantanti professionisti… ma
servono anche altre doti:
Intanto bisogna aver percorso
la strada che ti porta alla perfezione… passando dall’imperfezione, senza mai
pensare di essere arrivati, ma consapevoli che tutto è perfettibile.
Innanzitutto occorre SAPER INSEGNARE ciò che si sa, inteso come saperlo spiegare e trasmettere!!!
E poi bisogna “SAPERE”, inteso come conoscere, informarsi, aggiornarsi e “SAPER ESSERE”, inteso come possedere carisma e passione.
Ora l’ho davvero capito!!!!
Beinasco, 15 luglio 2015
La mia voce è un insieme di voci!
La voce si forma sicuramente dentro. Tutti gli organi deputati alla produzione del suono sono all'interno del corpo: polmoni, diaframma, corde vocali, ecc.
Questo rende meraviglioso ed unico il nostro strumento e lo differenzia da qualsiasi altro strumento musicale.
La difficoltà dell'utilizzo della nostra voce sta proprio in questa "duplicità".
La voce si produce dentro ma... è fuori!
Si propaga nello spazio, esce dal nostro corpo per arrivare alle orecchie degli ascoltatori sotto forma di onda sonora.
Tra la creazione del suono dentro e l'onda sonora fuori la voce percorre un tragitto, un percorso che attraversa piccoli spazi di "immensa importanza".
Sì, perchè è proprio in questo passaggio attraverso le AREE DI RISONANZA che la voce si COLORA.
Le aree di risonanza sono degli spazi interni (tra cui la faringe, la bocca e il naso) che COLORANO la voce, dandole ricchezza, qualità, amplificazione.
Per esempio.... allargando e distendendo il muscolo faringeo al passaggio del suono la voce ottiene apertura, brillantezza, morbidezza.
Per esempio... mettendo in maschera il suono, quasi a volerlo "nasalizzare" la voce assume nitidezza, i passaggi non si sentono, la voce viene amplificata e diventa più potente.
Per esempio... alzando il palato molle il suono viene scurito, così come abbassando volutamente la laringe, così come protendendo le labbra in avanti e allungando il tratto vocale.
Invece... abbassando il palato molle e alzando la lingua, sorridendo, il suono riceve una connotazione metallica.
E' importante lavorare su queste posizioni al fine di trovare un suono interessante e potente, che piaccia prima di tutto a se stessi...
Non esiste un'unica voce con cui cantare.... ma esiste una varietà di posizioni del tratto vocale da assumere coscientemente a seconda di ciò che si vuole cantare.
Scoprire più posizioni per arricchire la propria voce...
I miei allievi sono la mia ricchezza :-)
No! Non capite male! I miei allievi sono la mia ricchezza personale!
E' molto interessante avere la possibilità di conoscere tante persone.
Tutte unite nell'unica passione per la musica... ma tutte completamente differenti!
Una tale varietà di stili personali, di sogni, di approcci alla musica, di modalità di interpretazione dei brani, di studio, di colori vocali...
Alcune volte penso che mi piacerebbe poter essere un pittore, per avere a disposizione una tela e poterla dipingere con i colori della perfezione...
Chiara sarebbe il colore della voce da contralto più interessante,
Alessandro sarebbe l'insaziabile fame di musica,
Andreea... la spontaneità e la naturalezza di un approccio fisico alla musica,
Caterina... la grazia e l'eleganza di un usignolo,
Daniela... lo stile dolce e melodico nell'approccio ai brani,
Rebecca... la dolcezza di un suono perfetto scolpito su un viso di bimba,
Desirèe... la delicatezza del suono acuto e la precisione nello studio di un brano,
Elena... la grinta di una leonessa, costanza e determinazione,
Elisa... un sentimento profondo nascosto dietro uno sguardo pulito,
Federica... la concentrazione precisa e rigorosa,
Filomena... la spensieratezza e il sorriso sempre pronto,
Francesca... la costanza e la tenacia nel superare se stessi e le proprie paure,
Gianna... la spontaneità e il divertimento puro,
Ginevra... la precisione vocale e la serietà nello studio,
Giorgia... la spontaneità e una musicalità innata,
Giovanni... la creatività e la fervida immaginazione,
Jasmine... la purezza di una voce di testa che sa uscire libera e aggraziata,
Jessica...il talento naturale dentro a un vulcano in eruzione,
Lara... la determinazione, la dedizione, lo studio infinito,
Laura... la passionalità, l'anima della musica,
Martina... il meraviglioso colore scuro di una voce bianca ,
Nicole...il sorriso in una voce appassionata e perfettamente intonata,
Roberta... il timbro che piace, il colore blues di una voce "particolare",
Silvia piccola... la giocosità e la spontaneità,
Silvia... la musicalità fatta persona in una voce grande,
Simona... la profondità del suono in una esplosione di simpatia e divertimento,
Vanessa... la voce soul potente e graffiante in un piccolo corpo di bimba,
Alessia... la duplice ricchezza di una voce bambina che si sta facendo donna,
Alessia... la duplice ricchezza di una voce bambina che si sta facendo donna,
Emanuela.... la potenza vocale e la devozione alla musica.
Ma... in fin dei conti... perchè dipingere la perfezione?
Sono i nostri limiti che ci caratterizzano, così come sono le nostre qualità che ci esaltano e ci rendono unici.
Sono i nostri limiti che ci caratterizzano, così come sono le nostre qualità che ci esaltano e ci rendono unici.
E alla fine... se ognuno di noi non avesse dei limiti su cui lavorare, dei successi ancora da raggiungere, degli obiettivi da perseguire... la perfezione sarebbe noiosa perché già raggiunta, ripetitiva, immutata e "fine a se stessa".
Ambire a raggiungere sempre qualcosa, in un eterno movimento.
"L'imperfetto" che aspira al "perfetto" fa sì che possiamo vivere sempre protesi verso la nostra meta....
Non mi piace una tela perfetta, voglio lanciarmi insieme a voi nel superamento dei nostri limiti.....
Ambire a raggiungere sempre qualcosa, in un eterno movimento.
"L'imperfetto" che aspira al "perfetto" fa sì che possiamo vivere sempre protesi verso la nostra meta....
Non mi piace una tela perfetta, voglio lanciarmi insieme a voi nel superamento dei nostri limiti.....
Alessandra :-)
Spogliamo la voce...
La voce giusta per ogni nota!
Il cantante di musica leggera….
Il doppio conflitto interno del cantante
Lilli Lehmann scrive e io traduco e condivido:
La mia coscienza di artista mi impone di servire l'arte rivelando tutto ciò che ho appreso e tutto ciò che è divenuto chiaro per me durante la mia vita.
Se tutti gli artisti, si rendessero conto dei loro errori (tecnici) e avessero il coraggio di confessarli agli altri, superando l'orgoglio, al fine di consigliarci reciprocamente, segnalare errori e lacune, discutere insieme il modo per superare gli errori.... allora il canto "difettoso" e le tendenze "anti-artistiche" verrebbero alla luce e avrebbero fine.
E parlando della respirazione scrive...
chi vuole cantare deve partire dalla respirazione. Come respiro io? Io faccio rientrare il diaframma e l'addome di cui detendo immediatamente i muscoli. Io non sollevo il petto, ma allargo le costole superiori e mi appoggio sulle costole inferiori come su una colonna.
Preparo così la forma del canto,
il luogo di riserva del fiato.
Intanto alzo il palato, impedendo al soffio di scappare dal naso.
Il diaframma si distende con flessibilità sotto e determina la pressione addominale.
Petto e diaframma fermi, palato sollevato e disteso, costituiscono il luogo di riserva del fiato e la corretta posizione per la voce cantata.
Solo allora comincio a cantare, spingendo il soffio contro la gabbia toracica, mettendo in azione i muscoli del petto , insieme al diaframma teso e ai muscoli addominali che esercitano una pressione. Questa pressione ci permette di controllare il fiato, In questo modo il fiato passa dolcemente attraverso le corde vocali in modo da regolarizzare la fuoriuscita del suono.
Aria dalla bocca o dal naso?
Ma chi vi ha detto che nel canto l’aria va sempre presa dal naso???
Ricorda che...
L'utilizzo della giusta cavità di risonanza è fondamentale per rinforzare il suono e arricchirlo delle giuste armoniche.
Le note gravi si trovano in bocca e vengono arricchite risuonando in una ampia cassa di risonanza (la nostra bocca) ; man mano che le note diventano più acute, la voce sembra lasciare il palato rigido andando a risuonare sempre più indietro, passando dal palato molle (subito dietro al palato rigido), fino all'incavo che termina con il velo pendulo.
Nelle note sovracute la risonanza è ancora posteriore, a livello della faringe.
Quando ti sembra di essere stonato o stridulo, in realtà il tuo non è un problema di intonazione ma è un problema di
utilizzo dell'area di risonanza sbagliata per quella nota.
In questo caso arretra la percezione della risonanza e del suono, alleggerisci l'emissione vocale, l'idea è che il suono non esca dalla bocca ma dalla testa e vedrai che tutto migliora.
-.-.-.-.-.-.-.-.
alessandragrasso1973@gmail.com
SEMPLICEMENTE… LE NOTE ACUTE!!!
Provate a comparare le corde vocali a due elastici,
e per emettere le note medio-alte,
tendete questi elastici posteriormente,
e poi sempre di più….
fino alla massima estensione,
Poi quando sentite che oltre non potete andare…
Controllate che la vostra laringe non sia troppo risalita in gola,
Rilassatela e abbassatela un po’,
in questo modo tenderete ancora un po’ le vostre corde vocali,
questa volta anteriormente…
Ed ecco ottenuto quel suono acuto che cercavate!!!
E se il colore non vi piace molto…
Stupitevi e fate un bel sorriso
Ecco che il suono piccolo e’ salito in maschera!!!
Ora lo potete usare per cantare!!!
per info sul funzionamento delle corde vocali: http://www.maurouberti.it/voce/voce.html
Spogliamo la voce...
Le voci più belle sono quelle naturali.
Quanto più una voce mi riporta all’originaria purezza e soavità di una voce bianca, tanto più mi piace e mi emoziona!
Non serve strafare, modificare, alterare, scurire la voce, stringere la gola, gridare, sovrarticolare per dare intenzione! Queste manovre eseguite da cantanti inesperti, che ignorano la tecnica vocale, portano solo a peggiorare l’esecuzione di un brano!
Quando vi approcciate ad una nuova canzone, inizialmente togliete tutto “il di più” nella voce. Cantate il pezzo sottovoce, con pochissimo volume, liberate le parole dalla troppa articolazione, cantate per voi stessi, dentro di voi, quasi non articolando o biascicando le parole.
Non vi inventate intenzioni costruite con forti accenti sulle parole o sulla sovrarticolazione di alcune consonanti: diventate smorfiosi, fastidiosi, esagerati!
Non vi inventate un raschiato rauco eseguito male: perche’ le corde vocali, stringendo la gola, non riescono ad allungarsi… e dopo due o tre esecuzioni del pezzo siete afoni!
Non scimmiottate l’interprete della canzone!
Pensate di cantare “liberi da intenzioni”, “leggeri nell’ articolazione”, con “minimo volume”, come cantaste un “canto intimo” e godete della bellezza della vostre piccola voce…. Succederà un miracolo!!!
Canterete naturalmente bene! Senza artifici di sorta!!
Provate e divertitevi senza frustrazioni mentali e irritazioni alle corde!
Non cantiamo bene...
perchè ci sforziamo di farlo (!!!!)
Quando vi accingete a cantare una canzone, fatelo con naturalezza!!
Con la stessa naturalezza con cui un bambino intona una canzoncina dello Zecchino d'Oro, con la stessa brillantezza vocale!
Non sforzatevi di colorare la vostra voce di risonanze costruite!
Non esagerate il timbro scuro!
Non odiate il timbro chiaro e brillante delle note medio-alte!
Non usate troppo volume!
Non forzate il volume nelle note medie e acute.... anzi!
Non articolate troppo le parole, non sovrarticolate le consonanti!
Cantate per voi stessi e non per il vicino!
Usate un volume che riempia la vostra stanza... e non la casa del vicini!
Aprite la bocca.... ma non troppo.
Non fate smorfie.... perchè diventate "brutti" e contraete tutti i muscoli del viso e del collo!
Siate leggeri e leggiadri nel cantare, liberi e con una voce naturale!!
E vedrete che tutto cambierà!!!!!
IL MIRACOLO DEL TWANG:
COME AVERE UNA VOCE POTENTE ….E NON GRIDARE …
Il twang è una particolare modalità fonatoria che permette di emettere le note medio-alte, a “gran volume”, “potenti”, “forti”, “nitide” ma senza gridare, e dà alla voce una sonorità metallica molto interessante.
Avete presente quella modalità stereotipata di parlare degli americani oppure quel tipico modo di usare la voce utilizzato nella musica country? Ecco quello è il twang.
E’ sempre necessario mettere twang nella voce (suono mettallico = twang necessario) o come dico io “twangare”, poiché questo ti consente di dare potenza alla voce mantenendo una corretta tecnica vocale.
Il twang è “magico” perché fa raggiungere facilmente e mantenere note medio-alte, non fa sentire il passaggio della voce, permette di cantare con una unica voce e di utilizzare una voce “forte”nelle note acute .
Indipendentemente da modalità, colore, effetto, il twang rende più facile cantare, in tutti i modi.
Il twang può essere emesso in modo sicuro. Le vibrazioni delle corde vocali non vengono ostacolate in alcun modo né vengono influenzate dal suono metallico. Il suono metallico avviene nel tratto vocale successivo e non al livello delle corde vocali.
Il twang di per sé non è dannoso ma può essere effettuato in maniera “sana” solo a fronte di una buona tecnica vocale che utilizza i corretti passaggi di voce e le corrette aree di risonanza.
Io insegno il twang solo dopo aver spogliato la voce da tutti i suoi vizi, dopo aver ricostruito i corretti passaggi di registri (petto – misto – testa ) e dopo essere sicura che questi siano sempre utilizzati.
A questo punto inserisco il twang e…. con grandissimo stupore degli allievi… la voce è pronta per potersi cimentare in qualsiasi brano che stia nella propria estensione vocale!
Dal punto di visto anatomo-fisiologico cosa succede quando facciamo il twang?
Sopra le corde vocali si trovano due membrane quadrangolari.
Insieme all’epiglottide, nella parte anteriore (vista frontale) e le cartilagini aritenoidi nella parte posteriore, formano un imbuto.
I lati di questo imbuto si chiamano pieghe ariepiglottiche.
L’intero imbuto è chiamato sfintere ariepiglottico.
Questo imbuto può essere plasmato in vari modi e a seconda di questi la voce assume un colore diverso.
Quando “twanghiamo” l’apertura dell’imbuto epiglottico è più piccola poiché le cartilagini aritenoidee vengono portate più vicino alla parte inferiore dell’epiglottide per cui il suono diventa più chiaro, più potente, (aumenta di circa 15 db), più nitido, più leggero e meno ruvido, meno duro.
Fonti: ringrazio cathrine sadolin e la sua complete vocal technique
“L’URLO” DEL CANTANTE
Qui inizia il mio sfogo…
Troppi cantanti urlano, strillano, sbraitano, cantano a squarciagola.
E sono i cantanti che vincono i talent e che prendono lezioni presso rinomate scuole di musica.
A destare preoccupazione non è l’urlo in sé, perché esteticamente a qualcuno può piacere, ma è l’utilizzo prolungato di questo tipo di vocalità! Non solo è errata per la fisiologica modalità fonatoria, ma è dannosa per le corde vocali che alla lunga si sfibrano e vanno incontro a problematiche diverse.
Dire che io ci sono passata è forse banalità, ma corrisponde al vero.
Forse per questo ho sviluppato un’”ipersensibilità” nei confronti di questo argomento.
Il cantante che urla, evidentemente, lo fa “proprio bene”, con quella eleganza e maestria tale per cui un ipotetico, quanto reale, produttore discografico lo prende a cuore, gli affida una canzone, gli crea un videoclip e lo butta su youtube.
La mia etica professionale “grida” troppo forte dentro di me….
Ecco quindi che se mi accorgessi che un allievo urla, gli vieterei di esibirsi e tenterei in ogni modo di scoraggiarlo dall’utilizzare in maniera così inappropriata la voce!
Ecco quindi che se mi accorgessi che un allievo urla, gli vieterei di esibirsi e tenterei in ogni modo di scoraggiarlo dall’utilizzare in maniera così inappropriata la voce!
Per la stessa logica per cui impedisco ai miei allievi di venire a lezione col mal di gola.
A fronte di queste poche ma realistiche considerazioni, le domande che mi pongo e a cui non so dare risposta sono davvero tante:
Possibile che nei sogni segreti di un aspirante cantante ci siano solo canzoni con note acutissime (e quindi da gridare)? E quelle calde e profonde note basse e medio-basse, perché non impariamo ad utilizzarle?
Possibile che un discografico/insegnante di canto/produttore non si accorga di quanto dannoso sia gridare? E se lo sa, perché far gridare il proprio allievo?
Possibile che il pubblico davvero voglia sentire “Listen” sbraitata a sguarciagola da una giovane cantante con le vene del collo rigonfie di sangue e dal viso paonazzo?
Mi sembra che, rispetto a questo argomenti, manchi proprio la cultura e non intendo la cultura musicale, ma la cultura sinonimo di conoscenza (dei meccanismi vocali), di rispetto (per le corde vocali altrui), di empatia (immedesimarsi nell’altro, non creargli false aspettative, curarsi di lui), di emozione (che può far scaturire una aggraziata interpretazione di un brano).
In questa dura realtà musicale mi sembra che il cantante venga un po’ lasciato a se stesso, spremuto finchè rende, e poi abbandonato quando le sue corde vocali malate non rendono più.
….Sfogo terminato.
Alessandra
La mia piccola voce… non può cantare!!!
La cosa più importante che un insegnante di canto possa fare per il proprio allievo è ... infondergli il coraggio di osare, oltre le proprie paure, oltre i propri limiti.
Il canto non è perfezione, non è solo intonazione, non è sterile perfetta riproduzione.
Il canto è l'anima dell'allievo che si fa voce e impara a vibrare e a volare per toccare l'anima di chi lo ascolta.
Non importa quale acuto tu sappia riprodurre...
importa quanta anima ci metti dentro a quel suono abbassato di un semitono, di due, di tre, di quattro semitoni.... ma chi se ne frega... non è il “do di petto” che la gente vuol sentire, ma sono i brividi lungo la schiena, il groppone allo stomaco, la pelle che si accappona, gli occhi che si lucidano di emozioni.....
Sapessi quanti, ma quanti, talenti vocali ci sono al mondo, voci strabilianti, potenti che arrivano a prendere qualsiasi nota senza difficoltà, dalla tessitura vocale infinita…
eh allora? E’ questo il motivo per cui studi canto? Davvero?
Prova a pensarci, rifletti?
Ti ricordi di Lucio Battisti, grandissimo stonato della storia della musica!
Sogni di cantare su di un palco note acutissime da perforare i timpani, con abbellimenti e virtuosismi pazzeschi….
Oppure….
Sogni di cantare quelle note con una profondità emotiva da lasciare a bocca aperta….
E se per farlo ti serve abbassare la tonalità della canzone: NON AVERE PAURA!!!
…. Anni fa suonavo con dei sedicenti musicisti che ritenevano che un buon cantante non modifica mai le tonalità originali delle canzoni che interpreta…. cazzate, dette da perfetti ignoranti!!!!!!!!!!!!
Ogni voce, di qualsiasi registro, ha una sua tessitura che va rispettata, perché è sulla tessitura, sulle note “più comode” che riesco ad emettere, che posso costruire la mia personalità vocale, la mia interpretazione, gli effetti che voglio conferire al pezzo per renderlo emotivamente forte.
Se sto sui limiti della mia estensione, l’esecuzione sarà costellata da ansia da prestazione e non me la potrò godere!!!!
Una voce, lanciata potente ma scevra di ogni emozione, che si allontana dalla gola e prende la sua strada... non andrà lontano, perchè non attecchirà nessuno...
Una voce che canta, ha dignità, se fa trapelare il battito del cuore emozionato, se fa trapelare l'immensa felicità che si prova in quell'attimo, se sa impossessarsi davvero dell'emozione che sta cantando ed esprimerla, se sa farsi piccola e dolce (e non importa se non ti sentono) e poi sa farsi rude e cruda (e non importa se a qualcuno non piace), se sa osare (anche con un twang sguaiato se ti piace), se sa smontare il pezzo e ricostruirselo addosso, vestendolo di sonorità nuove!
Canta allieva mia, canta e divertiti!!!!
LA VOCE PARLA DI NOI
LA VOCE PARLA DI NOI,
CONOSCE LE NOSTRE EMOZIONI E, PURTROPPO,
LE FA TRAPELARE.
L'ARTE DEL CANTANTE E' L'ARTE DEL METTERSI A NUDO DI FRONTE ALLA GENTE E RENDERSI VULNERABILE.
IL BATTERISTA HA IL SUO SCUDO, COSI' IL CHITARRISTA, IL BASSISTA, IL TASTIERISTA... MA NON IL CANTANTE!
IL CANTANTE E' LI', IN PRIMA LINEA,
CON IL CUORE IN MANO
E LA SUA ANIMA TI PARLA, ATTRAVERSO LA SUA VOCE!!!
Quali sono gli errori a cui possono andare incontro i cantanti?
Sicuramente il più tipico e comune errore commesso è quello di tenere le note in "voce di petto" portata troppo in alto, oltre il primo passaggio di registro, il suono risulta già gridato, sguaiato, duro, aggressivo, stonato.
In questo caso il cantante non affronta correttamente il primo passaggio, dimenticando di alleggerire/ammorbidire la dinamica del suono, fare meno per ottenere di più...
Capita spesso anche il contrario però, soprattutto nelle scale discendenti.
E cioè.
Spesso i cantanti rimangono appesi alla voce di testa, utilizzata per note acute, senza applicare il passaggio alla voce mista, l'intonazione risulta quindi un po' calante, la voce un po' meno "presente", più spenta, con forte risonanza di testa, come se provenisse da lontano.
In questo caso per correggersi è necessario: imparare a conoscere bene la propria voce e i propri punti di passaggio;
imparare a leggere la musica e cantare la canzone con uno spartito che ti individua le note della melodia (in questo, per esempio, il programma per karaoke "vanbasco" possiede una tastiera virtuale che suona le note della melodia);
Registrarsi e ascoltarsi senza aver paura di non piacersi, imparando a riconoscere e correggere personalmente i difetti della propria voce;
Sperimentare la propria voce provando a cambiare registro. Laddove la voce appare troppo forte/dura/gridata provare ad alleggerire e passare in voce mista o di testa. Laddove la voce appare troppo assente/lontana/con colore di testa ripetere le note in voce mista o in voce di petto.
Il cantante di musica leggera….
Se c’è una cosa che proprio non sopporto è …. ascoltare un cantante di musica leggera che si appresta ad interpretare una canzone con la modalità tipica dell’impostazione lirica e cioè: con la laringe tenuta fortemente abbassata e la verticalizzazione del suono, sempre e comunque (o se vogliamo dirla in termini di Voicecraft, con la laringe tirata verso il basso per la qualità opera)!
Se c’è una cosa che tollero ancora meno è…. ascoltare un cantante di musica lirica che si cimenta nell’ interpretazione di un pezzo di musica leggera, con la modalità dell’impostazione lirica…. Idem come sopra!
Ci aveva già provato il grande Luciano Pavarotti il quale come cantante lirico era egregio, ma come cantante di musica leggera, durante i suoi “Pavarotti & Friends”, conferiva una certa “pesantezza e lentezza” vocale ai brani che interpretava, sovrarticolando a dismisura le parole, accentando troppo le consonanti (e nel canto leggero, si sa, si canta sulle vocali) e dando al suono una “cavernosità” eccessiva che nella musica leggera, a mio parere, “stona”!
Non so se posso permettermi… ma è un giudizio legato alle sole esibizioni di brani di musica leggera e non riguarda assolutamente la prestigiosa causa per cui gli spettacoli sono stati organizzati, tantomeno la carriera artistica del grande tenore.
Purtroppo un esempio simile l’abbiamo potuto ascoltare all’ultimo Festival di Sanremo, con la canzone “Grande Amore” de “Il volo”. I ragazzi sono perfetti nelle loro esibizioni, ce ne fossero, grande capacità interpretativa e musicalità… ma c’è un però!!
La musica leggera si chiama appunto ”leggera” perché il suono deve essere “alleggerito”, non solo nelle note acute ma nella pronuncia delle singole parole e nella corposità e profondità della resa dei suoni.
Per cui… cantanti tutti, se vi apprestate a cantare un pezzo di musica leggera, non pensiate di impostare la voce come se cantaste un pezzo lirico.
Quella è un’altra cosa!!! La tecnica vocale è simile per certi, molti aspetti, ma ad un certo punto ci si trova ad un bivio….
Ferma restando la respirazione, il sostegno del fiato, l’appoggio del suono, il giro della voce, i registri vocali ciò che nettamente diverge tra le due tecniche è:
la posizione della laringe (nel canto moderno la laringe è in posizione neutra e bascula fisiologicamente);
l’articolazione delle parole (nel canto moderno si canta sulle vocali e non sulle consonanti, l’articolazione è morbida, la mandibola è rilassata, le labbra rilassate leggermente protruse e arrotondate per articolare alcune vocali e consonanti, la lingua è rilassata nel suo pavimento, ad eccezione del twang in cui si alza per comprimere l’aria e dare corposità e brillantezza al suono);
la verticalizzazione del suono (il suono è sì verticalizzato nei bassi e nei medi, ma negli alti si va in maschera abbassando il palato molle e permettendo all’aria di girare, si assume una posizione orizzontale con ampia componente zigomatica).
E’ assolutamente un mio gusto personale, ma… quando vi apprestate a cantare per esempio la grande “Malafemmena” pensate che è una canzone scritta da Totò nel 1951 in occasione di un concorso intitolato “La Canzonetta” (che è tutto un dire…) e fu assegnata a Mario Abbate che la cantò in modalità leggera.
Non me ne voglia il pubblico, che gradisce molto gli acuti tenorili del finale, ma questa "malafemmena", non fatela diventare un’aria lirica! Per favore!
Alessandra Grasso
Il doppio conflitto interno del cantante
Insegnare tecnica vocale è una bella scommessa e un bell’ impegno per me!
Perché?
Perché la cultura musicale nazional-popolare ci vuole tutti urlatori!
E più sai urlare…. più ti acclamano!
Il pubblico è entusiasta di tanta grinta e aggressività vocale e adora chi attacca il suono così duramente anche se si tratta di interpretare una tipica canzone melodica italiana dai colori dolci e armoniosi e che cresce nell’altezza tonale dell’inciso, come è naturale che sia.
A tutta questa assenza di competenza, si aggiungono poi alcuni rinomati insegnanti di canto, performer di fama nazionale, che non s’intendono di aree di risonanza, di giri di voce, di registri vocali e insegnano ciò che la fortuna e la natura ha regalato loro.
A tutta questa assenza di competenza, si aggiungono poi alcuni rinomati insegnanti di canto, performer di fama nazionale, che non s’intendono di aree di risonanza, di giri di voce, di registri vocali e insegnano ciò che la fortuna e la natura ha regalato loro.
Il cantante però, conosce bene la verità! E sa andare oltre il giudizio acritico di certo pubblico.
Il cantante sa che quegli acuti, strillati in quel modo, riscuotono forse alcuni applausi ma sono per lui insani e dannosissimi! Sente quelle note così aspre, dure, incontrollate e incontrollabili.
E lo sa perché a fine esibizione si ritrova afono; il solo dover “parlare” a fine concerto crea in lui disagio, le sue corde vocali sono stanche, infiammate, edematose, sfibrate!
Allora entra in conflitto con se stesso: “perché un pubblico distratto e incompetente dice di amare i miei acuti possenti e vibranti e rochi… ed io li temo e li patisco così tanto”?
E così si rivolge ad un insegnante di canto, che gli insegnerà, si spera, la giusta impostazione vocale e la modalità per cantare le note acute senza farsi del male.
Ed ecco che il cantante si troverà di nuovo davanti ad un bivio: “adottare o non adottare la nuova tecnica? Perdere questi strilli sensazionali o continuare ancora un anno di carriera, e poi chissà?”
La mia difficoltà come insegnante alle prese con le note acute dei propri allievi sta proprio nel far capire e accettare “il giro della voce nelle note medio/alte” e il passaggio dalla voce di petto alla voce mista/di testa.
Purtroppo la cultura musicale popolare ci vuole tutti urlatori. A poco servono tutte le mie raccomandazioni: “fai meno per dare di più, canta intimamente come se stessi cantando a te stesso, prendi meno aria e alleggerisci il flusso dell’aria sulle corde vocali, alleggerisci e ammorbidisci il suono, pensa di cantare sottovoce (ma senza bisbigliare)”, non aggredire le note, diminuisci l’intensità della voce di petto altrimenti non riesci a passare”.
Di tutta risposta, i miei allievi entrano in crisi e sostengono di non poter cantare in falsetto “?”, di non poter cantare con una vocina da “eunuco”, che questa voce non è bella, che perde di personalità, che non ha presa sul pubblico, che non è possibile che sia così facile cantare lassù in alto. E invece!
…A questo punto mi torna in mente la pubblicità del Mulino Bianco che attecchisce grazie all’uso di pluripagati testimonial di fama mondiale. Ci hanno illuso, da sempre, che i prodotti del Mulino Bianco sono i migliori e che la famiglia perfetta porta in tavola, a colazione, le brioches del Mulino Bianco e fa merenda con le Focaccelle. Salvo poi accorgersi che contengono le peggiori schifezze alimentari (tra cui l’olio di palma e colza), che sono dannosissimi per la salute. Eppure ancora oggi passa insistentemente il messaggio che la perfetta famiglia italiana mangia Mulino Bianco…
Tornando ai cantanti. Fortunatamente si rinsaviscono.
Quando?
Quando capiscono che con questa modalità di impostare la voce possono cantare per ore senza danneggiare gli organi vocali e possono cantare in maniera più “decorosa”, più “contenuta”, più “dolce”, potendo giocare anche su varie colorature delle note acute; quando riescono a prendere degli acuti pazzeschi, mai presi prima, senza “sgolarsi” e senza “stancarsi”.
A volte la tendenza comune e l’ignoranza musicale sono talmente radicate che ci travolgono e non lasciano spazio a giudizi competenti.
Prendere coscienza di questo e del disagio post-esibizione è un punto da cui si può partire per cominciare a cantare in maniera prestigiosa, anche se si tratta di semplice musica leggera.
State pur certi che anche il pubblico apprezzerà molto il cambiamento. Qualità, stile e un suono decoroso ed "educato" risvegliano "l'orecchio fine" anche di un non intenditore!!
State pur certi che anche il pubblico apprezzerà molto il cambiamento. Qualità, stile e un suono decoroso ed "educato" risvegliano "l'orecchio fine" anche di un non intenditore!!
Buon canto a tutti!
Alessandra Grasso
Lilli Lehmann scrive e io traduco e condivido:
La mia coscienza di artista mi impone di servire l'arte rivelando tutto ciò che ho appreso e tutto ciò che è divenuto chiaro per me durante la mia vita.
Se tutti gli artisti, si rendessero conto dei loro errori (tecnici) e avessero il coraggio di confessarli agli altri, superando l'orgoglio, al fine di consigliarci reciprocamente, segnalare errori e lacune, discutere insieme il modo per superare gli errori.... allora il canto "difettoso" e le tendenze "anti-artistiche" verrebbero alla luce e avrebbero fine.
E parlando della respirazione scrive...
chi vuole cantare deve partire dalla respirazione. Come respiro io? Io faccio rientrare il diaframma e l'addome di cui detendo immediatamente i muscoli. Io non sollevo il petto, ma allargo le costole superiori e mi appoggio sulle costole inferiori come su una colonna.
Preparo così la forma del canto,
il luogo di riserva del fiato.
Intanto alzo il palato, impedendo al soffio di scappare dal naso.
Il diaframma si distende con flessibilità sotto e determina la pressione addominale.
Petto e diaframma fermi, palato sollevato e disteso, costituiscono il luogo di riserva del fiato e la corretta posizione per la voce cantata.
Solo allora comincio a cantare, spingendo il soffio contro la gabbia toracica, mettendo in azione i muscoli del petto , insieme al diaframma teso e ai muscoli addominali che esercitano una pressione. Questa pressione ci permette di controllare il fiato, In questo modo il fiato passa dolcemente attraverso le corde vocali in modo da regolarizzare la fuoriuscita del suono.
Aria dalla bocca o dal naso?
Ma chi vi ha detto che nel canto l’aria va sempre presa dal naso???
Questo è un luogo comune da sfatare!
L’aria presa dalla bocca, data un’unità di tempo, è di circa 2/3 superiore rispetto a quella presa dal naso.
Per una tal presa di fiato sarebbe dunque necessaria una pausa che non sempre il cantante ha a disposizione… spesso i fiati sono rubati, veloci… e l’aria va presa dalla bocca.
E’ vero che l’aria che transita attraverso il naso è filtrata, umidificata e riscaldata e impedisce che le mucose si secchino e disidratino, ed è vero che ogni attacco sonoro predilige la presa di fiato nasale, ma durante i ripetuti rifornimenti aerei durante un’esibizione l’aria va presa dalla cavità orale.
In una presa d’aria rubata e veloce, tra l’altro, bisogna sempre disincentivare la respirazione alta (clavicolare) e bisogna evitare che lo sfintere ariepliglottico (cioè la gola) si chiuda all’ingresso veloce della sferzata d’aria.
Occorre dunque pensare ad una presa di fiato, sì veloce, ma “profonda” e non superficiale. E la gola deve rimanere aperta, con la retrazione delle false corde.
Ricorda che...
L'utilizzo della giusta cavità di risonanza è fondamentale per rinforzare il suono e arricchirlo delle giuste armoniche.
Le note gravi si trovano in bocca e vengono arricchite risuonando in una ampia cassa di risonanza (la nostra bocca) ; man mano che le note diventano più acute, la voce sembra lasciare il palato rigido andando a risuonare sempre più indietro, passando dal palato molle (subito dietro al palato rigido), fino all'incavo che termina con il velo pendulo.
Nelle note sovracute la risonanza è ancora posteriore, a livello della faringe.
Quando ti sembra di essere stonato o stridulo, in realtà il tuo non è un problema di intonazione ma è un problema di
utilizzo dell'area di risonanza sbagliata per quella nota.
In questo caso arretra la percezione della risonanza e del suono, alleggerisci l'emissione vocale, l'idea è che il suono non esca dalla bocca ma dalla testa e vedrai che tutto migliora.
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Il giro vocale è la diretta conseguenza di un suono libero che, con un uso sapiente di equilibrio morbido e dolce tra FIATO, uso del PALATO MOLLE e RISUONATORI, riesce a dare un risultato meraviglioso che è, appunto, la cosiddetta VOCE IMPOSTATA
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Se un cantante usa bene il proprio strumento avrà la sensazione che le vibrazioni sonore passino scorrendo in alto, dal palato duro, verso il palato molle e che a livello dell'ugola le vibrazioni compiano una specie di giravolta e vadano a finire più o meno in alto dietro al naso (fosse nasali)
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Se un cantante usa bene il proprio strumento avrà la sensazione che le vibrazioni sonore passino scorrendo in alto, dal palato duro, verso il palato molle e che a livello dell'ugola le vibrazioni compiano una specie di giravolta e vadano a finire più o meno in alto dietro al naso (fosse nasali)
(fonte Scuola Belcanto Italiano)
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Ricorda che...
il suono quando è piccolo, è libero di espandersi e di migrare verso la giusta area di risonanza; il suono che nasce troppo forte è incatenato, ingolato, stridulo. Quando studi una canzone e senti che le note di testa o quelle miste sono di intensità minore rispetto a quelle di petto, migliora la dinamica delle note di petto (in altre parole, non gridare, nel range che ti è più comodo), diminuendone l’intensità, solo così non noterai la differenza con quelle miste o di testa e riuscirai bene nel passaggio…
il suono piccolo è un suono sano, altrimenti il microfono a che serve!
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Ricorda che...
il suono quando è piccolo, è libero di espandersi e di migrare verso la giusta area di risonanza; il suono che nasce troppo forte è incatenato, ingolato, stridulo. Quando studi una canzone e senti che le note di testa o quelle miste sono di intensità minore rispetto a quelle di petto, migliora la dinamica delle note di petto (in altre parole, non gridare, nel range che ti è più comodo), diminuendone l’intensità, solo così non noterai la differenza con quelle miste o di testa e riuscirai bene nel passaggio…
il suono piccolo è un suono sano, altrimenti il microfono a che serve!
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